L’ etichetta discografica Manza Nera e l’Associazione Musica Monteggiori sono felici di annunciare l’uscita di “PLAYING COLTRANE”, il nuovo disco in solo di MARCO COLONNA .
Registrato Live al Poppyficio di Roma il 15 marzo 2018
Marco Colonna : clarinetto, clarinetto basso
Alessandro Lisci: foto di copertina
AMM/Manza Nera: Artwork, produzione
Poppyfycio: produzione
50 artwork su cartone 20 X 20 + cd a tiratura limitata sempre rigorosamente rifiniti a mano, di un lavoro eccezionale!
DISPONIBILE SUL NOSTRO BANDCAMP !
Nelle librerie della casa in cui vivo, alcuni testi hanno la copertina (non la costa) rivolta verso chi guarda, per qualche loro significato speciale. Così è per un volume di Predrag Matvejević, impreziosito dalla sua dedica autografa, o per uno di Luigi Firpo, sul processo di Giordano Bruno. Ma anche per il bel lavoro di Lewis Porter su vita e musica di John Coltrane. Affrontare Coltrane – e non parlo dei coltraniani di maniera, numerosi quanto inutili – richiede coraggio, umiltà, consapevolezza e doti tecniche e creative non comuni. Se poi lo si fa con la ostica famiglia dei clarinetti, come nel caso di Marco Colonna, le doti devono essere di livello ancora più alto. Inoltre, Marco è alla costante ricerca di un suono, per quanto possibile, ‘bello’, di una bellezza classica con riferimento a un canone estetico consolidato, ma capace di spingersi in territori ancora inesplorati, allargando vieppiù i confini del canone stesso. Sono cinque i brani riferibili a Coltrane (e ci metto, ovviamente, anche la sua – l’ambiguità semantica è voluta – avventurosa rilettura di un venerabile classico come Summertime): fare confronti è inevitabile, ma il risultato del confronto è la voglia di riascoltare le versioni di Marco, poi di rigustarsi la lezione coltraniana, alla quale il passare dei decenni non toglie nulla della sua visionaria contemporaneità. Ci sono poi tre scelte, apparentemente difformi, da commentare: la prima riporta ad Albert Ayler, una voce lontana da quella di Coltrane (e anche da quella di Marco), con un approccio materico e, verrebbe da dire, ‘antigrazioso’. Ma non posso non ricordare che fu proprio Coltrane a spingere il management della Impulse – l’etichetta discografica degli ultimi anni fino alla prematura scomparsa – ad accogliere nella sua scuderia questo ribelle senza regole, così come altri “giovani leoni”: Archie Shepp, Pharoah Sanders, Marion Brown… E con nostalgia ricordo anche che la scelta di abbinare nel suo repertorio Coltrane e Ayler fu anche di un giovanissimo Massimo Urbani, prima di aderire maggiormente (ma in modo mai banale) a una estetica neobop. Restano un tema tradizionale della Tracia e una struggente canzone resa famosa da Gabriella Ferri: due frammenti del mondo cui si riferisce la particolare weltanschauung di Marco Colonna, la cui attenzione è da sempre rivolta ai diversi, ai minoritari, agli sconfitti dalla vita. Queste sono le cose che mi fanno amare Marco e la sua musica, consapevole che nella mia vita ho incontrato molti artisti di notevole valore, ma forse uno solo cui si possa attribuire la definizione di grande: e questo è lui. E ascoltare lui mi riconferma che un mondo migliore è possibile.
Roberto Del Piano
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